Studio individua gli anni in cui compaiono i primi segnali di Alzheimer. I risultati sono stati pubblicati sul The New England Journal dopo aver preso in considerazione centinaia di persone.
Individuare i primi segnali di Alzheimer anticipando di anni la diagnosi clinica, diventa sempre più possibile. Uno studio cinese, pubblicato sulla rivista Neurology, ha analizzato i marcatori biologici del morbo in un gruppo di partecipanti cognitivamente sani seguiti per quasi vent’anni.
I ricercatori hanno osservato che i cambiamenti nei marcatori del liquido cerebrospinale e nelle immagini cerebrali del gruppo che ha sviluppato l’Alzheimer divergevano da quelli del gruppo rimasto cognitivamente sano con un ordine e un anticipo temporale ben precisi.
Lo studio ha evidenziato che la proteina beta-amiloide 42 (Aβ42), associata alla formazione delle placche amiloidi, inizia a ridursi circa 18 anni prima della diagnosi di Alzheimer. Seguono poi il rapporto tra Aβ42 e Aβ40 (a 14 anni di distanza), la proteina tau fosforilata 181 (11 anni), la tau totale (10 anni) e la catena leggera dei neurofilamenti (9 anni).
Anche il volume dell’ippocampo, una regione cerebrale fondamentale per la memoria, inizia a ridursi circa 8 anni prima della diagnosi. Il declino cognitivo, invece, diventa evidente solo 6 anni prima.
La ricerca, condotta su un ampio campione di partecipanti cinesi arruolati nello studio China Cognition and Aging Study tra il 2000 e il 2020, ha previsto test del liquido cefalorachidiano, valutazioni cognitive e brain imaging a intervalli di 2-3 anni.
I ricercatori hanno confrontato i dati dei partecipanti che hanno sviluppato l’Alzheimer con quelli di un gruppo di controllo di individui rimasti cognitivamente sani.
Questo studio longitudinale, con un follow-up mediano di quasi 20 anni, offre quindi una visione dettagliata della sequenza temporale dei marcatori dell’Alzheimer negli anni che precedono la comparsa dei sintomi clinici.
I risultati aprono la strada a nuovi metodi per individuare precocemente la malattia e testare terapie che possano rallentare o prevenire la sua progressione.