Lecanemab contro l’Alzheimer precoce, via libera dall’Agenzia europea per i medicinali

Lecanemab contro l’Alzheimer precoce


Il riesame del farmaco Leqembi, che contiene il principio attivo Lecanemab, conclude che i benefici superano i rischi in una popolazione di pazienti ristretta.

Il Lecanemab è un anticorpo monoclonale (un tipo di proteina) che si lega a una sostanza chiamata amiloide beta, che forma placche nel cervello dei pazienti con Alzheimer. Legandosi all’amiloide beta, il Lecanemab riduce le placche amiloidi nel cervello ma con possibili effetti collaterali rilevanti.

Dopo aver riesaminato il proprio parere iniziale, il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato di concedere l’autorizzazione all’immissione in commercio del Lecanemab per il trattamento del lieve deterioramento cognitivo (problemi di memoria e ragionamento) o della lieve demenza dovuta al morbo di Alzheimer (fase iniziale della malattia) in pazienti che possiedono una o nessuna copia del gene ApoE4, una specifica variante del gene della proteina apolipoproteina E.

I pazienti con una sola o nessuna copia del gene ApoE4 hanno meno probabilità di sviluppare “Anomalie da Imaging Correlate all’Amiloide” (ARIA), in inglese “Amyloid-related imaging abnormalities”, rispetto a coloro che possiedono due copie di ApoE4.

Le anomalie da imaging correlate all’amiloide sono modifiche che si osservano nelle immagini di risonanza magnetica del cervello di persone con malattia di Alzheimer che stanno assumendo farmaci per ridurre l’accumulo di amiloide, una proteina associata alla malattia. Le ARIA non sono una malattia di per sé, ma un effetto collaterale potenziale di alcuni trattamenti anti-amiloide.
Le ARIA rappresentano un effetto collaterale grave riconosciuto del Lecanemab e consistono in gonfiori e potenziali emorragie nel cervello.

Il CHMP ha concluso che, nella popolazione limitata esaminata nel riesame, i benefici del Lecanemab nel rallentare la progressione dei sintomi della malattia superano i suoi rischi. A luglio 2024, il comitato aveva espresso un parere negativo sull’uso del Lecanemab in una popolazione più ampia di pazienti con malattia di Alzheimer in fase iniziale.

Dati sul rischio ridotto di ARIA in alcuni pazienti

Le ARIA si manifestano in due forme: ARIA-E (edema), che comporta un accumulo di liquido nel cervello, e ARIA-H (emorragia), che coinvolge piccole emorragie cerebrali. Queste anomalie possono verificarsi naturalmente nei pazienti con Alzheimer, ma vengono esacerbate dall’assunzione di farmaci come il Lecanemab, anticorpi diretti contro l’amiloide beta. Nel riesame richiesto dall’azienda, il CHMP ha considerato analisi di sottogruppi che escludevano i dati di pazienti con due copie del gene ApoE4, a maggior rischio di ARIA.

I risultati di queste analisi hanno mostrato che tra i pazienti trattati con il Lecanemab, l’8,9% di coloro con una o nessuna copia di ApoE4 ha sperimentato ARIA-E, rispetto al 12,6% della popolazione complessiva; similmente, il 12,9% della popolazione limitata ha manifestato ARIA-H, rispetto al 16,9% della popolazione più ampia.
Tra i pazienti trattati con placebo (un trattamento fittizio), le percentuali per ARIA-E e ARIA-H nella popolazione limitata erano rispettivamente 1,3% e 6,8%.

Dati sui benefici nella popolazione limitata

In termini di efficacia, i benefici del Lecanemab nella popolazione limitata sono coerenti con quelli osservati nella popolazione più ampia. Per il riesame, l’azienda ha fornito un’analisi di sottogruppo dei dati dello studio principale, che includeva 1.521 pazienti con una o nessuna copia di ApoE4 su un totale di 1.795 pazienti. La principale misura di efficacia era il cambiamento nei sintomi cognitivi e funzionali dopo 18 mesi, misurato con una scala di valutazione della demenza chiamata CDR-SB. La scala va da 0 a 18, con punteggi più alti che indicano una maggiore compromissione.

Dopo 18 mesi di trattamento, i pazienti trattati con Lecanemab hanno mostrato un aumento del punteggio CDR-SB inferiore rispetto a quelli che hanno ricevuto placebo (1,22 contro 1,75), indicando un declino cognitivo più lento. I risultati di altre misure chiave sono stati simili a quelli osservati con la scala CDR-SB.

Misure di sicurezza aggiuntive

Il CHMP ha concluso che i benefici del Lecanemab superano i rischi nei pazienti con lieve deterioramento cognitivo o lieve demenza dovuta al morbo di Alzheimer con una o nessuna copia di ApoE4, a condizione che siano adottate misure di minimizzazione del rischio per ridurre il rischio di ARIA grave e sintomatica e monitorarne le conseguenze a lungo termine.

Il Lecanemab sarà disponibile attraverso un programma di accesso controllato per garantire che il medicinale venga utilizzato solo nella popolazione di pazienti raccomandata.
I pazienti dovranno sottoporsi a risonanze magnetiche per monitorare la presenza di ARIA prima dell’inizio del trattamento e prima della 5ª, 7ª e 14ª dose di Lecanemab. Potrebbero essere necessarie risonanze magnetiche aggiuntive in qualsiasi momento durante il trattamento, se i pazienti sviluppano sintomi di ARIA (come mal di testa, confusione, alterazioni visive, vertigini, nausea e difficoltà a camminare).

Per aumentare la consapevolezza sulle ARIA e garantirne una diagnosi e un trattamento tempestivi, l’azienda fornirà una guida e una checklist per gli operatori sanitari, una scheda informativa per i pazienti e programmi di formazione sulle ARIA per il personale sanitario. Inoltre, l’azienda dovrà condurre uno studio di sicurezza post-autorizzazione per caratterizzare ulteriormente ARIA-E e ARIA-H e valutare l’efficacia delle misure di minimizzazione del rischio. Sarà inoltre istituito uno studio di registro a livello UE per raccogliere dati sull’incidenza degli effetti collaterali, inclusi ARIA, e sulla loro gravità. Il registro potrà essere utilizzato anche per raccogliere informazioni sulla progressione dei pazienti verso le fasi successive della malattia di Alzheimer e sulle possibili conseguenze a lungo termine delle ARIA.

Come per tutte le valutazioni, durante il riesame il CHMP ha considerato anche le osservazioni di pazienti, caregiver, clinici e organizzazioni, che hanno condiviso le loro prospettive sui bisogni insoddisfatti dei pazienti con Alzheimer e sui dati relativi al declino cognitivo e ai rischi.

Il parere del CHMP e i prossimi passi

Il parere del CHMP rappresenta una tappa intermedia nel percorso del farmaco contenete Lecanemab verso l’accesso ai pazienti. Ora il parere sarà inviato alla Commissione Europea per l’adozione di una decisione sull’autorizzazione all’immissione in commercio a livello UE. Una volta concessa l’autorizzazione, le decisioni su prezzi e rimborsi saranno prese a livello di ciascuno Stato membro, tenendo conto del possibile ruolo e utilizzo di questo medicinale nel contesto del rispettivo sistema sanitario nazionale.