Decisione Onu condanna l’Italia per il mancato riconoscimento della figura dei caregiver familiari e dei loro diritti fondamentali. Accolto il ricorso presentato dallo Studio Saccucci & Partners su iniziativa e con il supporto di Confad.
È stato pienamente accolto il ricorso presentato all’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 2017 dall’allora presidente del Coordinamento Nazionale Famiglie con Disabilità (Confad) Maria Simona Bellini attraverso il quale veniva denunciata l’insostenibile condizione di vita dei caregiver familiari in Italia, a causa di un ingiustificato vuoto legislativo, con conseguente violazione di importanti diritti della persona.
Il Comitato per i Diritti delle Persone con Disabilità (il più alto organismo riconosciuto a livello mondiale per la tutela delle persone con disabilità e delle loro famiglie) si è pronunciato il 3 ottobre 2022, riconoscendo lo stato di effettiva gravità in cui vivono i caregiver familiari in Italia: il mancato riconoscimento giuridico dello status sociale della loro figura ne pregiudica l’adeguato inserimento in un quadro normativo di tutela e assistenza.
La decisione di accoglimento del ricorso accerta la violazione da parte dell’Italia degli obblighi internazionali assunti con la ratifica della Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità del 2006.
Ratifica che avrebbe dovuto segnare “Un importante traguardo per il Paese intero. La capacità di risposta ai bisogni delle persone con disabilità è uno degli indicatori principali di un welfare moderno, maggiormente inclusivo, equo ed efficiente”, come si legge proprio nella presentazione della Convenzione recepita dal nostro Paese.
Nel nostro sistema welfare, invece, il legislatore ha sempre ignorato l’importanza e il valore intrinseco per l’intera società dei caregiver familiari che si dedicano ventiquattr’ore al giorno alla cura e all’assistenza dei propri congiunti non autosufficienti, costantemente esposti a un elevato rischio di esaurimento fisico e psicologico.
Il Comitato ha ribadito l’importanza del ruolo svolto dai caregiver familiare, sottolineando l’imprescindibilità della loro presenza per la realizzazione del diritto della persona con disabilità a vivere una vita dignitosa e soddisfatta, autonoma e indipendente, che miri alla piena inclusione nella società ed eviti il ricorso all’istituzionalizzazione. Ne consegue, dunque, in maniera più che evidente la necessità di offrire loro servizi di supporto che siano adeguati, anche di tipo finanziario, nell’interesse stesso delle persone assistite, oltre che proprio.
Le misure adottate sino a oggi dallo stato italiano in favore dei caregiver familiari sono state giudicate insufficienti e ritenute largamente inadeguate a garantire una qualità di vita accettabile. Il Comitato, infatti, si è pronunciato in termini di sostegni economici, maggiore accesso all’alloggio, attenzione al mantenimento del nucleo familiare, servizi di assistenza economicamente accessibili, regime fiscale agevolato, orario di lavoro flessibile, fino al riconoscimento dello status di caregiver familiare nel sistema pensionistico. In conclusione, il Comitato per i Diritti delle Persone con Disabilità richiede allo Stato italiano, e in maniera uguale in tutte le regioni, l’adozione di misure appropriate al fine di dare piena attuazione alla Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Conformemente a tale dispositivo lo Stato italiano dovrà presentare al Comitato, entro sei mesi, una risposta scritta in relazione a quanto porrà in essere per colmare queste gravi lacune.
«Confad e tutta la comunità di famiglie, persone con disabilità, caregiver familiari – si legge in una nota a firma del presidente di Confad Alessandro Chiarini – si augurano di poter realmente affermare quanto prima che “l’Italia da oggi ha fatto un passo avanti decisivo in tale direzione”, come fu invece soltanto dichiarato, rimanendo fumose parole, nel lontano 2006 quando anche l’Italia, al pari di altri Stati, recepì la Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità, e che finalmente sia concreto l’impegno a dare adeguate tutele e diritti per i caregiver familiari».